«Sul finire del 1993 mi ritrovai con un epatocarcinoma su una cirrosi che affliggeva il mio fegato. Avevo 38 anni, una moglie e due piccoli bimbi che contavano solo su di me.
Ero precipitato in uno stato di semi coscienza ma con un pensiero martellante: “Non potevo permettermi di andarmene!”. Ma quella era solo la mia speranza di papà disperato!
Uno dei miei fratelli, medico, subito si prodigò per mettermi in contatto con l’unità trapianto di fegato dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano allora coordinata da un giovane medico, poco più che trentenne, il dott. Vincenzo Mazzaferro di cui già si diceva un gran bene. Durante gli accertamenti di routine ebbi modo di osservare a fondo quell’ospedale, chi vi lavorava e con quale spirito, professionalità e umanità affrontava ogni giorno noi pazienti.
Una lezione di vita che mi si è stampata addosso incancellabile!
Arrivò l’intervento che, tranne qualche contrattempo iniziale, si rivelò risolutivo e non ebbi più bisogno di altri ricoveri se non per i controlli di routine. Ma la persona che era partita da Palermo non tornò più. Ne tornò una completamente diversa!
Avevo la piena consapevolezza che potevo continuare a vivere e godere dei miei cari e dei miei amici, come di tutti gli straordinari momenti che la vita offre continuamente, esclusivamente per il gesto di una famiglia che aveva saputo, sicuramente in un momento difficilissimo, compiere questo estremo, straordinario atto di solidarietà concedendo a me e a qualcun altro, persone a loro perfettamente sconosciute, questa impagabile opportunità.
Ciò mi stravolgeva interiormente, provocando nel mio intimo emozioni inenarrabili.
Ho sempre creduto che ad ogni trapianto si palesano testimonianze dell’innata capacità di generosità nel genere umano, una sorta d’istinto che spesso viene lasciato dormiente a causa del caotico incedere dei ritmi odierni, ma che è sempre in grado di venir fuori con naturale prepotenza.
Non avevo mai pensato fino allora al Volontariato ma con il trapianto era subentrato in me un “bisogno” di riconoscenza che dovevo soddisfare. Non si può ricevere un dono del genere e lasciare scorrere la propria vita come se nulla fosse accaduto!
Dovevo, in qualche modo, tentare di ricambiare l’enorme dono assegnatomi senza merito! Fu naturale per me affiliarmi ad un’associazione appena nata in Sicilia, l’ASTRAFE, che si occupava di trapianti e di cui oggi sono responsabile. ASTRAFE diede modo a tutti coloro che, come me, avevano intenzione di fornire un contributo ai pazienti in attesa e già trapiantati, di prestarsi in maniera organizzata ed efficace. E’ stato ed è il mio modo quotidiano di rendere omaggio a chi mi ha donato l’organo ma anche a tutte le splendide persone che in questi anni si sono prese cura di me e hanno reso possibile che a distanza ormai di più di 25 anni oggi non sia solo un papà ma anche un felicissimo nonno di tre nipotini meravigliosi!»
Salvatore Camiolo – 64 anni – Trapiantato di fegato all’INT di Milano il 22 marzo 1994
In occasione del XII CONVEGNO “donare… per vivere” dello scorso 25 maggio, promosso da Liver Pool – Federazione Nazionale delle Associazioni di Volontariato per le Malattie Epatiche ed il Trapianto di Fegato – abbiamo raccolto questa importante testimonianza di Salvatore Camiolo, trapiantato di fegato nel 1994 all’Istituto Nazionale dei Tumori. Liver-Pool con l’edizione 2019 del suo convegno ha messo evidenza il valore del dono e della solidarietà attraverso il racconto di chi ha subito un trapianto di organi e l’incontro con i chirurghi che lo hanno realizzato. Tra questi proprio Salvatore Camiolo che ha testimoniato quanto il trapianto di fegato, effettuato più di vent’anni fa dal professor Vincenzo Mazzaferro, gli abbia cambiato la vita, tanto da prendere la decisione di impegnarsi in prima persona nel mondo del volontariato e dell’Associazionismo: oggi è il Presidente di ASTRAFE (Associazione Siciliana per il Trapianto del Fegato), che da anni si occupa di assistenza per i trapiantati di fegato, di promozione della cultura della donazione degli organi e del sostegno alla ricerca presso l’ISMETT di Palermo.