L’esperienza di Federica e le sue parole hanno colpito tutti. Leggendole, è facile capire che chi le ha scritte ha molto da raccontare.
Federica parla con la famiglia di chi le ha salvato la vita: il suo donatore. Abbiamo deciso di intervistarla per sapere come si affronta un’esperienza delicata come quella del trapianto, soprattutto quando si è giovani come lei. E abbiamo scoperto che Federica ha davvero tanto da insegnarci.
«Cari, inizio così perché vi sento davvero molto cari a me. Non so esattamente con chi sto parlando. Avrei voluto incontrarvi di persona ma ciò non è possibile e uso un foglio di carta per raccontarvi di me. Sono la persona che il vostro caro ha salvato. La persona che ha ricevuto questo grandissimo atto di generosità da parte vostra»
Silvio
10 years agoLeggo la tua lettera e mi commuovo molto, perchè anch’io ho vissuto la tua stessa esperienza. Il debito di riconoscenza che ho sempre provato verso il donatore e la sua famiglia è una senzazione di amore che mi lega eternamente a colui che ho sempre chiamato ” L’amico fratello mio”. Grazie a Lui vivo una nuova vita da ben quindici anni (ora sono 74) e in tutto questo tempo ho realizzato sogni incredibili raggiungendo da cicloturista terre assai lontane.
Il prossimo tour con cinque amici partirà da Trieste il 02 agosto e si svilupperà attraverso Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia e forse Cipro, Alla meta finale che era Gerusalemme, dovremo rinunciare a causa del conflitto in corso.
Auguro a te che sei giovanissima, di poter godere una vita piena di tante gioie e soddisfazioni personali e famigliari, Con te ci sarà sempre un angelo in Cielo che guiderà i tuoi passi e le tue scelte di vita…..Un caro saluto e un abbraccio
Silvio
Antonella
10 years agoCara sorella,
anch’ io mi chiamo Antonella sono di Padova,sono trapiantata di fegato da 17 anni .Hai il senso di vivere per due persone e anch’io sono grata alla famiglia del mio donatore.
Oggi 7 ottobre 2014 sono 17 anni un pezzo di vita e ringrazio il signore per come mi sta ricostruendo e ai medici.
Grazie
Antonella