«C’è chi è solo un fulmine, chi solo un tuono, Claudio riusciva ad essere entrambi, illuminava e dirompeva». Il lungo viaggio di Claudio D’Alia prosegue ancora.
Rievocando questa citazione di un caro amico, Simona Caratozzolo ha voluto ricordare l’amato e indimenticabile marito, il compianto Claudio D’Alia, morto prematuramente dieci anni fa. Claudio è stato un raffinato chirurgo oltre che una gran bella persona: affabile, perspicace, generoso, sempre pronto ad aiutare gli altri e, soprattutto, intellettualmente curioso. Quella qualità che è la base indispensabile per qualsiasi medico e ricercatore che voglia stare al passo con i tempi.
Andandosene dopo un’inesorabile malattia ha lasciato un vuoto enorme, incolmabile, che ha straziato tutta la famiglia D’Alia, dai genitori Rosa e Totò, che non ci sono più, ai fratelli Marcello, Riccardo e Giampiero, a Simona, che gli è stata accanto fino all’ultimo, a tutti gli altri familiari e alle legioni di amici che tanto bene gli hanno voluto.
Claudio è stato ricordato con una serata speciale di beneficenza, che si è svolta a Villa Ida, a Granatari. L’iniziativa, voluta e organizzata dalla moglie Simona, assieme alla cognata Antonella Bertuccini, è stata destinata alla raccolta di fondi per la ricerca contro il cancro. I fondi raccolti andranno all’associazione onlus Prometeo, fondata nel 1999 da alcuni ex pazienti e dal professore Vincenzo Mazzaferro, direttore del Reparto di Chirurgia dell’Apparato digerente e Trapianti di fegato all’ Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Grazie ai tantissimi amici intervenuti e ad alcuni sponsor particolarmente sensibili si riuscirà a finanziare Borse di Studio a favore di giovani medici oncologi. I suoi grandissimi amici, i “Claudio’s friends”, lo hanno commemorato come lui avrebbe voluto, tutti insieme, in una splendida serata d’estate. Come soleva fare anche lui, amante della natura, della buona musica e raffinato gourmet. Utilizzando parole piene di commozione, lo hanno voluto ricordare con semplicità anche Leo Lippolis e il dott. Vincenzo Mazzaferro, il suo medico curante, con cui aveva instaurato un rapporto speciale di amicizia e di affetto : «Claudio era molto più di un paziente – ha detto l’illustre chirurgo –, era un amico. Con lui sono partito per un lungo viaggio iniziato con un intervento difficile e proseguito con la coscienza che ogni istante era prezioso. Siamo partiti ben sapendo che avremmo fatto fatica e, a volte, disegnando progetti che forse non si sarebbero realizzati. Claudio era il più forte e guardava sempre avanti e per concretizzare il suo desiderio di non arrendersi e mai mollare, abbiamo realizzato quello che era un suo sogno: cercare e sperimentare sempre soluzioni nuove per la cura dei tumori».
Claudio vive, insomma. E non è retorica o facile commozione. È il suo lascito d’intelligenza, sorrisi e generosità che continua a dare una forza straordinaria a tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di volergli bene.
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